mercoledì 19 agosto 2020

11 - Leadership carismatica: Napoleone da giacobino a imperatore

 

Napoleone Bonaparte è un personaggio imprescindibile della storia europea, al punto che gli storici hanno ritenuto necessario inventare un'etichetta storiografica appositamente per lui, meticolosamente ritagliata intorno al suo profilo enigmatico e tagliente: l'età napoleonica... E l'aspetto che più stupisce è che la validità di applicazione di questa categoria storiografica in effetti travalica la sfera storico-politica o militare per allargarsi all'ambito giuridico, alla moda, al costume, all'estetica e al design, all'arte e alla letteratura. Come a dire che l'esperienza del contatto con Napoleone è stata un'esperienza totale. C'è perfino chi sostiene (György Lukacs) che il sentimento della storia, la consapevolezza del suo divenire si sono accesi nelle masse europee, fino ad allora sospese in un orizzonte senza tempo, a seguito delle campagne napoleoniche di conquista paneuropea.  Insomma, quei 20 anni che intercorrono tra il 1795 e il 1815 sono come un tornado che devasta l'Europa con una forza imprevedibile e dirompente, un tifone che sconvolge gli ordinamenti, butta all'aria equilibri plurisecolari, provoca ovunque si abbatta lacerazioni profonde che potranno forse rimarginarsi ma non senza lasciare cicatrici. Sotto i colpi della Grande Armée è tutto un mondo anacronistico, con la sua grandezza arcaica e polverosa, che si riscopre disallineato con i tempi, superato e fragile come il cristallo, pronto ad infrangersi in mille pezzi sotto l'infuriare della bufera della storia. E l'incaricato dal destino ad eseguire questo disegno è Napoleone Bonaparte.

Il suo fulminante percorso non cessa di lasciarci stupefatti: sì, perché sulla carta Napoleone sembra il meno favorito dalle circostanze ad assurgere al ruolo di capo carismatico della nazione francese e poi a mito vivente - nel bene o nel male - di tutte le genti europee. Nato da una famiglia di origine toscana, cresce in un terra lontana dai salotti buoni della capitale, un'isola selvaggia e fiera, endemicamente percorsa da fremiti di autonomismo, una terra sottratta dalla Francia a Genova proprio nell'anno della sua nascita, il 1769. Anche le sue prime mosse nel mondo della politica sembrano maldestre, fuori misura: nutre sentimenti antifrancesi e simpatizza con la causa degli autonomisti còrsi, che finisce per comprometterlo; assume pose filo giacobine in un'epoca nella quale Robespierre domina la scena politica, così l'età del Terrore rischia di travolgere anche lui nel tempo della reazione termidoriana. Ma Napoleone è un abile navigatore, che sa superare secche e scogli per mezzo di un uso spregiudicato delle relazioni sociali: si fidanza con l'ex amante di Barras, Josephine de Beauharnais, donna di conturbante bellezza e spudorata modernità, e per suo tramite entra in contatto con i membri del Direttorio, nuovo organo politico della Francia rivoluzionaria nella fase di ritorno all'ordine sotto l'egemonia borghese. Napoleone sembra solo un giovane, brillante generale, del quale servirsi a piacimento per reprimere disordini interni e sventare colpi di stato legittimisti o neogiacobini. È un tecnico capace, più interessato alla carriera che alla coerenza ideologica (così pare), e per ciò stesso viene risparmiato dall'epurazione che investe la classe dirigente francese all'indomani della caduta di Robespierre. 

Ma un giorno il giovane falco spiccherà il volo librandosi al di sopra di tutti gli altri. Dalla campagna d'Italia alla spedizione d'Egitto, da Marengo ad Austerlitz, Napoleone affronta e piega una coalizione di Stati dopo l'altra: la Gran Bretagna, nemica di sempre; l'Austria, campionessa dell'antico regime; la Prussia, disciplinatissima caserma d'Europa; e poi la Russia, il Regno di Napoli, l'impero Ottomano, il Regno di Sardegna... Napoleone, ovunque vada, porta scompiglio: un nuovo codice civile, una burocrazia efficiente e moderna, tecniche di combattimento all'avanguardia, un uso senza precedenti della comunicazione pubblica. Inventa nuove forme di potere, pericolosamente in bilico tra passato e futuro, come la dittatura plebiscitaria; sostituisce la nobiltà con un ceto di burocrati competenti e ben pagati; incardina una relazione con la Chiesa basata su un differente rapporto di forze; fa rivivere il sogno - e l'incubo - di un'Europa unita sotto una sola bandiera. La disastrosa campagna di Russia e le due sconfitte di Lipsia e di Waterloo, inframezzate dal romanzo febbricitante dei Cento giorni, infrangono le ambizioni sconfinate di un uomo odiato e amato come nessun altro, fonte di ispirazione per infinite opere letterarie ed artistiche, intrappolandolo in un'isola-carcere fuori dalle rotte della civiltà. Tormentato dall'ingombrante passato, corroso dai travasi di bile, se ne va Napoleone in punta di piedi in quel 5 maggio 1821, che ha ispirato un altro indimenticato capolavoro della letteratura italiana: Ei fu. Siccome immobile, / dato il mortal sospiro...

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