mercoledì 19 dicembre 2018

6 - La fine del primo millennio: invasioni, anarchia, castelli e conversioni

A distanza di trent'anni dalla morte di Carlo Magno, il grande impero che aveva temporaneamente riportato ordine e unità nella disgraziata Europa dei barbari viene smembrato in tre tronconi: il Regno dei Franchi occidentali (leggi Francia), il Regno dei Franchi orientali (leggi Germania) e la Lotaringia. Quest'ultimo era un regno eterogeneo comprendente l'Italia centro-settentrionale e una regione ibrida a nord delle Alpi, che si estendeva, attraverso i Paesi Bassi, fino al mare del Nord, a fungere da cuscinetto tra i primi due; al suo interno ricadeva Aquisgrana. E' vero che in base agli accordi stabiliti nel trattato di Verdun (843) Lotario conservava il titolo imperiale e una sorta di superiorità morale sui fratelli, sovrani degli altri due regni; ma di fatto la breve parabola del Sacro Romano Impero può, sin da questo momento, considerarsi conclusa.
Seguono anni in cui l'Europa sperimenta una terribile disgregazione politica, che la trasformerà in un complicato mosaico di centinaia di potentati locali, in perpetua lotta fra loro, a volte alleati, a volte contrapposti, sempre riottosi di fronte ai tentativi di ripristinare anche soltanto una condizione di parziale compattezza e unità. E' insomma l'anarchia.
Le tappe fondamentali che conducono dall'unità alla frammentazione e dall'ordine al caos possono essere così sinteticamente riassunte:

  • nell' 877 Carlo il Calvo, divenuto temporaneamente imperatore, emana il capitolare di Quierzy, una legge che ha validità universale e che, pur senza concederla espressamente, favorisce il consolidarsi di un'abitudine: quella di lasciare in eredità i benefici (leggi feudi) ed i titoli ad essi connessi, di cui gode la più importante aristocrazia carolingia (conti, duchi, marchesi), ai propri figli, di modo che si vengono a formare vere e proprie dinastie di nobili. Poiché le terre e i poteri necessari per amministrarle vengono riconosciuti giuridicamente ai vassalli, essi finiscono per comportarsi come tanti piccoli sovrani di altrettanti piccoli regni, e il loro dovere di ubbidienza all'imperatore si allenta moltissimo;
  • tra la seconda metà dell'IX secolo e il X secolo si abbatte sull'Europa un fenomeno migratorio di vaste proporzioni, che assume le caratteristiche di un'invasione violenta. O forse, più che di invasione, sarebbe meglio parlare di incursioni efferate a scopo di rapina, che lasciano una scia di terrore, distruzione e morte al punto da segnare un'epoca. Genti del nord, i Normanni, chiamati anche Vichinghi, Rus, e Varieghi; genti dell'est, gli Ungari, attorno ai quali il folklore costruisce il personaggio per eccellenza simbolo della disumanità, l'orco; genti del Sud, i Saraceni, pirati senza scrupoli che insidiano gli abitati costieri abbandonandosi a razzie e a rapimenti per ottenere ingenti riscatti. Di fronte a questa sciagura, ciò che resta dell'impero carolingio mostra tutte le sue fragilità: difficoltà di reclutamento dell'esercito, lentezza negli spostamenti, incapacità di reggere, da parte della cavalleria pesante franca, agli assalti di un nemico abile nella guerriglia. Nella paralisi del potere centrale, che non tutela più la vita delle persone, prevale la politica del "si salvi chi può": e sorgono così in tutta Europa i castelli. Sorgono quasi sempre senza l'autorizzazione imperiale. Sono costruiti da chi ha i mezzi materiali per edificarli, e sono così tanti da diventare una componente essenziale del nostro immaginario legato al Medioevo. Ai castelli si accompagna la signoria di banno: ovvero il riconoscimento giuridico di un potere politico che i proprietari dei castelli esercitano di fatto sui villaggi cui offrono protezione. Lo esercitano - va da sé - al posto del sovrano: ed è anche così che il potere monarchico finisce per ridursi, decennio dopo decennio, ad un vuota formalità;
  • nel 1037 Corrado il Salico, per alcuni anni imperatore del Sacro romano impero, emana la Constitutio de feudis, che amplifica l'effetto disgregatore del già citato capitolare di Quierzy: ora anche i piccoli feudi possono essere legittimamente ceduti in eredità, e ciò impedisce  qualunque forma di controllo diretto da parte della corona. Si tratta, ovviamente, di un provvedimento estorto all'imperatore in un momento di particolare debolezza, ossia durante una ribellione dei vassalli italiani all'autorità del potere centrale. E certifica ancora una volta, se ancora non fosse sufficientemente chiaro, che l'Impero di Carlo Magno è ormai soltanto un pallido ricordo...

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lunedì 3 dicembre 2018

5 - Carlo Magno, imperatore d'Europa: il sistema feudale



Carlo Magno, fondatore e padre nobile dell'Europa. Si potrebbe formulare così, in modo super sintetico, la teoria suggestiva che ritrova nell'azione del grande imperatore le radici della nostra traballante e contraddittoria identità europea. Ma fino a che punto il ragionamento regge? Non si tratterà di una pura e semplice forzatura storica?
Per rispondere a questa domanda, proviamo a riflettere su alcuni aspetti del suo lungo regno. La prima osservazione, molto banale, è che l'impero carolingio non comprende tutti gli stati che oggi fanno parte dell'Europa unita: ne sono esclusi la Spagna, il Portogallo, la Danimarca, i popoli dell'Europa orientale, l'Italia meridionale. Più che un impero europeo, sembra un regno franco-tedesco. E non a caso gli storici di entrambi i paesi più volte si sono contesi il suo nome, innalzandolo al rango di eroe nazionale, con il malcelato sottinteso di una propria supposta superiorità militare, politica e culturale. Non c'è quindi sovrapponibilità territoriale, ma va riconosciuto che l'Europa di oggi è effettivamente un'unione di stati a trazione franco-tedesca, sebbene fra i paesi fondatori figurino anche l'Italia, il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Ed è dal superamento della contrapposizione fra Francia e Germania che nasce l'idea contemporanea di Europa.
Se consideriamo poi il dato religioso, la storia ci racconta che Carlo Magno si impegnò a lungo in una feroce campagna di conquista e conversione forzata di tutti i popoli non ancora investiti dalla rivoluzione del cristianesimo, primi fra tutti i Sassoni. Se l'Europa di oggi è uno straordinario museo a cielo aperto nel quale non si contano scrigni d'arte religiosa, duomi, cattedrali, pievi e campanili lo si deve anche al contributo di Carlo Magno e alla alleanza storica dei Franchi con la Chiesa romana. Di questa identità cristiana, fortissima in un'età che aveva visto espandersi alla velocità della luce l'impero arabo, sembrano essersi perse le tracce nell'Unione europea di oggi: prevale lo spirito illuministico, che dal XVIII secolo rinchiude la sfera del sacro nell'ambito del privato; o forse, più facilmente, il neo-paganesimo dell'età del consumismo e dell'adorazione liturgica del prodotto. Ad ogni modo la compattezza dell'unità cristiana, conquistata anche grazie al contributo di Carlo Magno, si era infranta per sempre nel 1517, con l'età delle riforme protestanti, che hanno contribuito notevolmente a creare un'Europa con due velocità e due diverse sensibilità: quella dei paesi del nord, riformati, e quella dei paesi mediterranei, cattolici.
Dal punto di vista dell'organizzazione dello stato, il sistema feudale - all'epoca di Carlo Magno - si fondava su un precario equilibrio fra gestione centralizzata e autonomie locali: ogni vassallo riscuoteva le tasse, amministrava la giustizia, progettava e realizzava le opere pubbliche, reclutava le milizie; ma, nel suo operato, doveva rendere conto all'imperatore ed adeguarsi alle norme 'comunitarie' (cioè imperiali), che avevano valore prevalente sulle leggi e le consuetudini locali. Per quanto labile, si può cogliere in questa struttura una generica rassomiglianza con l'architettura dell'Unione europea, che contempera l'autonomia politica degli stati membri e la necessità di un coordinamento e di una sintesi tra punti di vista ed interessi divergenti.
Come ha dimostrato la storia dell'impero carolingio, riuscire a mantenere in equilibrio un organismo così complesso, in cui bisogna continuamente negoziare il punto di caduta tra forze accentratrici e spinte centrifughe, soprattutto quando si attraversano tempi perigliosi, è molto complicato: ed anche in questo caso, il passato sembra suggerirci una chiave di lettura riguardo alla crisi dell'Europa che stiamo attraversando, e ci offre una prospettiva non proprio consolatoria...

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Sulle reliquie mortali di Carlo Magno

Chiesa di san Claudio al Chienti: vero luogo di sepoltura di Carlo Magno?