martedì 29 gennaio 2019

8 - Dio lo vuole: i cristiani alla conquista di Gerusalemme



Le crociate sono un momento singolare della storia della cristianità e dell’Europa, che si colloca all’interno di un fenomeno più complessivo, ovvero quello della rinascita dell’Occidente. A partire dall’anno Mille si assiste ad una crescita demografica lenta, ma progressiva e continua, che dura per circa tre secoli, fino ai primi decenni del Trecento. Cresce la popolazione fino a raddoppiare alla fine del ciclo. Con l’aumento delle bocche da sfamare si assiste ad una vera e propria corsa alla terra: dopo i secoli centrali dell’alto Medioevo, che avevano segnato la crisi della civiltà urbana e il ritorno delle foreste, riprendono le attività di disboscamento, di dissodamento dei terreni, di bonifica delle aree acquitrinose, di consolidamento degli argini dei fiumi. Nascono tanti villaggi, che spesso si chiamano Villanova, Villafranca, a testimonianza del fatto che si tratta di insediamenti nuovi, nei quali è possibile trasferirsi usufruendo di notevoli vantaggi fiscali. Perfino le fasce prealpine sono riconquistate alla coltivazione. Alcune basilari innovazioni nelle tecniche agricole (l’aratro pesante in ferro, il collare rigido in legno, la rotazione agricola triennale) consentono un marginale incremento della produttività agricola, anche se il grosso della produzione aggiuntiva continua a derivare dalla maggiore estensione delle coltivazioni. Con le eccedenze agricole è possibile uscire dalla logica dell’autoconsumo e riattivare, un po’ alla volta, il commercio e con esso costruire nuove opportunità di arricchimento. Nel cuore dell’Europa continentale cominciano a tenersi con regolarità grandi fiere annuali (ad esempio nella Champagne francese), nelle quali i migliori prodotti di paesi lontani possono trovare un mercato di sbocco. Fioriscono così le manifatture e l'artigianato di qualità. Al commercio si accompagna lo sviluppo delle attività finanziarie, in un’epoca che vede riprendersi vigorosamente la circolazione monetaria fino al ritorno alle monete d’oro. Anche le città rinascono, e spesso lo fanno con un atto di disobbedienza nei confronti del sistema feudale, ancorato alla logica curtense altomedievale. In Italia è la stagione dei Comuni, nell’Europa del nord è quella delle città dell’Hansa, affacciate sul mar Baltico e sul mare del Nord. Non va poi dimenticato il singolare percorso di alcune città costiere, che costruiscono la propria fortuna sui commerci marittimi: le repubbliche marinare. Non solo Venezia, Pisa, Genova, Amalfi, ma anche Ancona, Noli, Ragusa. Siamo nell’epoca turbolenta in cui i cavalieri, figli cadetti dell’aristocrazia feudale, cercano impiego presso i tanti signori dei tanti potentati locali, alimentando una guerra incessante di cristiani contro cristiani, dietro la quale si intravede l’ambizione di questi rampolli di rientrare – grazie alla gloria delle armi – nella condizione privilegiata di proprietari di feudi, dalla quale sono stati espulsi in quanto non primogeniti.
In questo contesto si inserisce l’accorato appello di Urbano II al pellegrinaggio armato in Terrasanta del 1095. Nelle parole che ci sono state riportate occupa un punto centrale proprio il motivo di interrompere le guerre fratricide per rivolgere le energie generose verso cause più nobili: ad esempio, quella di liberare il sepolcro di Cristo dall’occupazione di una nuova stirpe di infedeli, i Turchi selgiuchidi, che impediva il pellegrinaggio ai cristiani nei luoghi prescelti da Dio per l'incarnazione di suo Figlio. C'è anche un contesto internazionale che aiuta: l'impero bizantino, dopo la battaglia di Manzikert del 1071, ha perso buona parte del proprio territorio ed è minacciata sin sotto le mura di Costantinopoli. Forse un aiuto, tra cristiani che pure hanno divorziato, è ancora possibile. E c'è infine la questione sempre attuale della lotta per le investiture, l'eterno braccio di ferro tra Chiesa e Impero per la supremazia sulle genti europee: quale migliore occasione di far vedere al mondo quanto vale la parola del vescovo di Roma?
Ecco allora che le crociate sono un formidabile punto di incontro di questioni religiose, economiche, politiche, sociali, culturali, perfino personali, un intreccio di concause alla radice di uno dei fenomeni più originali e inafferrabili della nostra storia...
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venerdì 11 gennaio 2019

7-Chiesa e Impero: investiture, scomuniche e antipapi



Quando la bufera delle invasioni barbariche si placa, poco dopo l'anno Mille, l'Europa appare un continente dove veramente la Chiesa rappresenta un'istituzione universale: nuovi popoli hanno abbracciato il cristianesimo e monaci tenaci si sono prodigati in una predicazione che ha portato la parola del Vangelo fino agli estremi confini della Terra. La Chiesa sembra aver realizzato pienamente la sua missione storica: annunciare la lieta novella, convertire i cuori e prendersi cura delle anime. In realtà, questi successi innegabili sono controbilanciati da una lunga serie di fenomeni di segno opposto, che erodono giorno dopo giorno i pilastri e le fondamenta di un edificio costruito tanto faticosamente. Elenchiamoli rapidamente:

1) la penetrazione del cristianesimo è grandissima, ma incontra ancora un limite nella persistenza di antichi rituali pagani, radicati soprattutto nelle campagne e, in genere, legati alla cultura contadina. Queste sopravvivenze arcaiche saranno oggetto di una persecuzione senza quartiere da parte della Chiesa, che ad esse attribuirà lo stigma di malefìci e pratiche stregonesche;
2) l'autorità del papa, inteso come capo supremo della Chiesa, infallibile e santo quasi per definizione, è ben lontana dall'essersi consolidata, all'altezza dell'anno Mille. Certamente non è pronto a riconoscergli questo primato il patriarca di Costantinopoli, che non vede perché il patriarcato di Roma dovrebbe esercitare un'autorità preminente su patriarcati ben più antichi e importanti, quali quello di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme -  oltre al suo. Ma non sono tanto inclini a riconoscerglielo neppure i vescovi dell'Europa latina, i quali tradizionalmente non sono affatto nominati dal papa - che, ai loro occhi, è solo un vescovo loro pari - bensì dalle comunità locali, e sono espressione di potenti famiglie aristocratiche e di delicati equilibri politici, sociali e religiosi;
3) c'è poi il problema del dissenso, che aggredisce la Chiesa dall'interno e dall'esterno. Partiamo nell'analisi da questo secondo punto. Attorno all'anno Mille si sviluppa un lungo elenco di eresie, che ottengono in poco tempo un gran numero di seguaci, soprattutto di estrazione popolare: la patarìa milanese, i catari - detti anche albigesi - radicati nel sud della Francia, i valdesi - noti anche con il nome di "poveri di Lione", per arrivare - decennio dopo decennio - fino alle oscure profezie millenaristiche di Gioacchino da Fiore, da cui avrebbe tratto origine il movimento dei 'flagellanti'. Riguardo al dissenso che muove dall'interno della Chiesa, vanno ricordati i tanti nuovi ordini religiosi che esprimono un profondo distacco dalle gerarchie cattoliche e cercano di incarnare una fede differente, più rispettosa del messaggio evangelico e dello slancio originario del cristianesimo. Tra questi vanno ricordati i cluniacensi, i cistercensi, i certosini, e più tardi i francescani e i domenicani. Anche il monaco calabrese Gioacchino da Fiore predicava l'avvento di una nuova età, quella dello Spirito Santo, che avrebbe visto il trionfo di una Chiesa libera, tollerante, ecumenica, estranea alle logiche del mondo;
4) c'è infine il conflitto tra papa e imperatore, che verte sulla questione specifica dei vescovi-conti, ma che si allarga fino ad investire il significato stesso del potere: esso è di origine divina (teocrazia) o di origine contrattuale (concezione feudale)? E se di origine divina, è esercitato da un uomo perché direttamente prescelto da Dio o attraverso l'intermediazione della Chiesa? E qual è il ruolo del papa? Veramente, come recita il Vangelo, ciò che il papa rimette in Terra verrà rimesso anche in Cielo - cioè il papa ha effettivamente la possibilità di impegnare le decisioni celesti - oppure le dottrine teocratiche sono il delirio di onnipotenza di uomini che hanno smarrito la fede e sono rimasti contaminati dal virus della simonia e della brama di potere?

Queste e altre domande agitano i sonni degli uomini nei decenni a cavallo dell'anno Mille, e nell'affanno dei contendenti, genereranno impercettibilmente il declino tanto dell'Impero quanto della Chiesa, mentre nuovi attori si preparano ad occupare il gran palcoscenico della storia... 

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