martedì 19 dicembre 2023

6.3 - Il sorpasso: Europa in affanno, Stati Uniti in fuga.

 

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Alla fine della Grande Guerra il mondo sembrò improvvisamente vecchio.
Le trincee avevano divorato un’intera generazione e l’Europa, stremata, cercava di dare un senso a quella carneficina chiamandola “vittoria”. Ma sotto la retorica dei vincitori si aprivano crepe profonde: imperi dissolti, economie esauste, società inquiete.

In mezzo a quelle rovine, un uomo si alzò con la voce dell’idealismo. Si chiamava Woodrow Wilson, e sognava una pace nuova, fondata sul diritto e non sulla forza. I suoi Quattordici punti promettevano trasparenza, autodeterminazione, cooperazione tra i popoli. Ma l’Europa non era pronta: aveva bisogno di confini, di riparazioni, di colpevoli.
Il risultato fu il contrario di ciò che Wilson immaginava: un continente umiliato, frammentato, esposto a nuove tempeste.

Nel frattempo, gli Stati Uniti si allontanavano. Dopo aver salvato l’Europa sul campo, la lasciarono al suo destino. Tornarono al proprio sogno, quello dell’abbondanza e dell’individualismo. “Less government in business”, proclamavano i presidenti repubblicani degli anni Venti, e il Paese sembrava crederci davvero. Le città crescevano, le automobili invadevano le strade, il jazz risuonava nei locali e Hollywood inventava miti per il mondo intero.

Mentre il Vecchio Continente contava debiti, inflazione e nostalgie imperiali, l’America inventava il futuro.
Ma quella corsa vertiginosa conteneva già il seme della caduta: il credito facile, la fiducia cieca nel mercato, l’illusione che la ricchezza potesse crescere senza fine.

Questa lezione racconta il decennio del sorpasso, quando la storia cambiò direzione e il baricentro del mondo scivolò dall’Atlantico verso ovest.
Non è solo una cronaca economica: è un passaggio d’epoca.
Perché lì, tra Versailles e Wall Street, tra gli orrori della guerra e i ruggiti della prosperità, nasce la modernità che ancora ci abita — con le sue promesse, le sue disuguaglianze, e la sua eterna tentazione di confondere il benessere con la felicità.


mercoledì 15 novembre 2023

6.2 - Effetto domino: il conflitto che nessuno voleva e tutti preparavano.

 

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All’inizio del Novecento l’Europa si guardava allo specchio e si compiaceva del proprio splendore.
Le capitali brillavano di luci elettriche, le borse di valori sembravano promettere ricchezza infinita, e la fede nel progresso tecnico aveva sostituito quella nei miracoli. Mai, pensavano, la civiltà era stata così solida. Mai così sicura di sé.

Eppure, sotto la superficie, tutto era pronto per crollare.
Gli imperi si fronteggiavano in una pace armata che sapeva più di tregua che di equilibrio; le alleanze si moltiplicavano come ragnatele, e dietro ogni accordo si nascondeva il sospetto di un tradimento.
Nei Balcani covava la rabbia dei popoli, nelle cancellerie l’orgoglio delle potenze, nei giornali l’esaltazione patriottica. Nessuno voleva la guerra, ma tutti la resero possibile.

Bastò una pistola, un corteo, una coincidenza.
L’attentato di Sarajevo fu soltanto la scintilla: il vero incendio era già acceso da anni, e aspettava solo un soffio per divampare. In poche settimane l’Europa precipitò nell’assurdo — monarchi cugini si dichiaravano guerra, nazioni intere partivano verso un fronte che nessuno riusciva più a spiegare.

La chiamarono “Grande”, ma non aveva nulla di grandioso.
Fu una carneficina industriale, un laboratorio di orrore moderno. I gas, i cannoni, le trincee: la tecnica, per la prima volta, mise la sua efficienza al servizio della distruzione.

In questa lezione proviamo a capire come sia potuto accadere.
Come un secolo che si credeva adulto sia potuto tornare all’infanzia della violenza; come la politica si sia fatta meccanismo cieco, e la diplomazia catena di automatismi.
La storia della Grande guerra non è solo la cronaca di un conflitto: è il racconto del limite dell’uomo, della sua incapacità di dominare le forze che egli stesso ha messo in moto.

E nel silenzio delle trincee, tra il fango e il ferro, l’Europa imparò — troppo tardi — che il progresso, senza coscienza, non è civiltà.

giovedì 19 ottobre 2023

6.1 - “Questo Bel Paese / ha tante pretese…" - I sogni dell’Italia prima della Grande guerra

 


Dopo i saluti e ringraziamenti di rito, partiamo con la ricostruzione storica da una data simbolica, il 1900. E' non soltanto l'anno di passaggio dal XIX al XX secolo ma anche il momento in cui il nostro mondo fa irruzione quasi tutto in una volta. Elettricità, luce artificiale, cinema, automobile, transatlantici, aeroplano sono conquiste tecnologiche che mutano la vita delle persone comuni e che proiettano l'Europa ai vertici del mondo. L'Italia vive in questa fase l'ambizione segreta di diventare "grande potenza", ma tanti problemi si agitano in questo regno giovane, che sta compiendo appena 40 anni. Il regicidio  - l'assassinio di Umberto I da parte dell'anarchico Gaetano Bresci - indica un malessere profondo che pervade una parte della società italiana. Analfabetismo, identità debole, eccesso di tassazione, brigantaggio, scomunica pontificia, depressione economica, emigrazione, inefficienza delle forze armate sono solo alcuni dei problemi con cui l'Italia deve fare i conti all'indomani dell'unità. Constatare cosa sia realmente questo Paese dopo la febbre eroica del Risorgimento genera frustrazione e disaffezione in molti.
Prosegue l'analisi della situazione dell'Italia a partire dall'anno dal valore simbolico 1900. Parliamo di elettrificazione delle grandi città italiane e di inizio dell'industrializzazione italiana. Grandi industrie come Alfa Romeo, Lancia e Fiat fanno muovere i primi passi alla meccanica del nostro paese. C'è anche la cantieristica navale e si fondano grandi industrie pesanti come l'Ilva per garantire una produzione nazionale di acciaio. 
Dal punto di vista politico l'Italia è guidata da Giovanni Giolitti, un politico di mestiere, abile amministratore e sapiente tessitore di alleanze. Pragmatico e cinico - secondo il giudizio sferzante di Salvemini -, guiderà l'Italia in quattro governi successivi, dopo essere scampato allo scandalo della Banca romana di fine '800. Sotto i suoi governi l'Italia si democratizza, costruendo un primo abbozzo di stato sociale, e conquista la sua prima colonia, la Libia, strappandola all'Impero ottomano nel 1912.


Corso serale di storia - Anno accademico 2023/24


Carissimi, 


sperando di fare cosa gradita, in questo scampolo di estate ho messo mano a una proposta di appuntamenti storici per risvegliare le nostre antiche passioni e riprendere il cammino interrotto. Il progetto abbraccia un periodo che va dal 1903 al 1939 (salvo sforamenti vari), e comprende l’imperialismo italiano in Africa, la questione balcanica, il sionismo e il nazionalismo arabo, l’età delle dittature e dei totalitarismi, la rivoluzione russa, i ruggenti anni ‘20 e la crisi del 1929, gli eventi che precedono e, alla fine, provocano lo scoppio della seconda guerra mondiale. 


Si tratta di un’epoca relativamente vicina a noi dal punto di vista temporale, ma sideralmente lontana dal punto di vista storico, un ciclo definitivamente esaurito prima della cesura della metà del secolo. Da questo mondo che non conosciamo più e non ci appartiene trae origine il nostro tempo, così profondamente diverso e moderno, eppure - a tratti - ancora tormentato dai fantasmi del passato.


Proviamo dunque a ripercorrere l’ultimo tratto del sentiero che abbiamo imboccato qualche anno fa, avvolti dalle nebbie delle origini della storia, per giungere alle luci e alle ombre del nostro complicato presente…


Stefano D’Ambrosio


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1. “Questo Bel Paese / ha tante pretese…”: i sogni dell’Italia prima della Grande guerra.

    (Giovedì 19/10/2023 ore 20-22)

2. Effetto domino: il conflitto che nessuno voleva e tutti preparavano.

    (Giovedì 16/11/2023 ore 20-22)

3. Il sorpasso: Europa in affanno, Stati Uniti in fuga.

    (Giovedì 21/12/2023 ore 20-22)

4. Disagio post-bellico e crisi d’identità.

    (Giovedì 18/1/2024 ore 20-22)

5. La rivoluzione imprevista: il socialismo dove meno te l’aspetti.

    (Giovedì 15/2/2024 ore 20-22)

6. Un mondo alla rovescia: capitalismo in default, comunismo in crescita.

    (Giovedì 14/3/2024 ore 20-22)

7. Processo alla storia: a chi dobbiamo il ventennio fascista?

    (Giovedì 18/4/2024 ore 20-22)

8. A passo allegro verso la catastrofe: come ci siamo caduti. Di nuovo.

    (Giovedì 16/5/2024 ore 20-22)