
A volte la Storia ci sorprende nei luoghi dove non ci aspetteremmo mai di veder fiorire un’idea nuova. La Russia di fine Ottocento, per secoli terra di servi della gleba, sterminate campagne e contadini inchiodati alla terra, è l’ultima a cui, all’epoca, un europeo moderno avrebbe associato la parola “rivoluzione”.
Eppure è proprio lì, tra la Siberia gelida, le rotte fluviali dei battellieri del Volga e le stanze dorate del Palazzo d’Inverno, che germoglia un seme destinato a stravolgere il Novecento.
In questa lezione ripercorriamo le tappe di un impero multietnico, immobile solo in apparenza. Conosciamo i protagonisti: zar riformatori come Alessandro II, che tenta di spezzare le catene della servitù, e zar reazionari come Nicola II, incapace di fermare la marea.
Intorno, un mosaico di popoli, lingue, religioni. Un’aristocrazia che detiene la terra e un popolo contadino che, nonostante le riforme, resta ostaggio di un riscatto impossibile da pagare.
Ma la crisi non è solo nelle campagne. Le città industriali di Pietroburgo e Mosca attraggono una nuova classe operaia: agitata, curiosa, desiderosa di parole diverse. E così, accanto ai vecchi contadini, nascono l’intelligencija, i Cadetti liberali, i socialrivoluzionari che sognano comunità contadine moderne, i marxisti divisi in bolscevichi e menscevichi.
C’è chi lotta per cambiare tutto “dal basso”, chi pensa di riformare “dall’alto”. E quando le rivolte contadine, i pogrom e le repressioni non bastano più, la Storia scocca la sua freccia: la guerra russo-giapponese, la sconfitta di Tsushima, la corazzata Potëmkin e la domenica di sangue, i primi Soviet, le scioperi generali.
La rivoluzione, quella vera, arriverà in due ondate: febbraio e ottobre 1917, quasi a sigillare un destino di speranze e violenza. Dalla presa del Palazzo d’Inverno all’assemblea costituente, dalle promesse di pace, pane e terra al comunismo di guerra e alla carestia. Fino alla nascita dell’URSS: una nuova utopia che si regge su decreti, repressioni e sogni di una società senza classi.
Eppure — come sempre accade — anche questa rivoluzione lascia in eredità una domanda bruciante: dove finisce la speranza collettiva e dove inizia il dominio di pochi?
Lo vedremo insieme, percorrendo le lettere di Nicola II, gli appelli di Lenin, i volti di chi questa rivoluzione l’ha vissuta sulla propria pelle, spesso senza capire fino in fondo che stava nascendo un mondo che non aveva più niente di “imprevisto”.
Un viaggio tra mappe, immagini, cronologie e tensioni umane: perché la Russia rivoluzionaria non è solo il mito di un cambiamento radicale, ma anche l’avvertimento, antico e attualissimo, di come le idee camminino sulle gambe degli uomini — e spesso li travolgano.