Alessandro Magno eredita il sogno di un padre ambizioso: scrivere un nuovo capitolo dell'eterna lotta tra Occidente ed Oriente. In questa chiave va letto l'omaggio che, nelle prime fasi della spedizione contro i Persiani, il giovane re rende alla tomba di Achille presso le rovine di Troia. Al fondo di questo sogno sta l'orgogliosa rivendicazione della superiorità della cultura greca, per colmo d'ironia proclamata da un popolo ritenuto dai Greci rozzo e primitivo, estraneo allo spirito autentico della grecità. Ancor più ironico è constatare che l'esaltazione delle virtù elleniche è fatta da chi, con la vittoria di Cheronea, è il responsabile diretto della fine di quel mondo.
Durante la lunga marcia attraverso i territori sterminati del Gran Re, Alessandro subisce la seduzione di un civiltà opulenta e raffinata, e matura una nuova concezione della regalità che cambia il significato della sua spedizione. Vittoria dopo vittoria, Alessandria dopo Alessandria, l'ambizioso macedone si convince che il suo compito è favorire la nascita di un mondo nuovo, nel quale si realizzi una piena fusione inter-etnica, una sintesi originale fra culture lontane, non più sentite come incompatibili. Una missione che naufraga nel 323 a.C. a Babilonia con la morte di Alessandro e che rimane ancora oggi largamente incompiuta...