Giunta alle dimensioni di una potenza regionale, la repubblica romana si trova ad affrontare una scelta epocale, dalla quale potrebbero derivare enormi opportunità ma anche terribili rischi. Di là dal mare sorge una civiltà che esercita la propria egemonia sul Mediterraneo occidentale, adagiata sulle coste di un mare dal quale trae la propria prosperità. Poiché Roma fino a questo momento ha esercitato il proprio dominio sulla terraferma, schierando le proprie legioni in una serie di guerre vittoriose contro le genti italiche, lo scontro con Cartagine non è stato necessario. Sembrerebbe profilarsi una coesistenza pacifica tra interessi complementari,ma nel Senato romano, dopo molte titubanze, prevale la linea dell'azzardo: e i cartaginesi sono trascinati in una guerra cui solo uno dei contendenti sopravviverà.
E' dubbio che quei senatori si rendessero conto di quanto imponenti sarebbero stati i sacrifici e quanto concreti i rischi di sconfitta. Decenni di guerre, condotte su uno scenario ormai mediterraneo, consegnano a Roma le chiavi di un impero che nei secoli successivi verrà ulteriormente ampliato. Il 146 a.C. chiude il ciclo delle guerre puniche avviatosi più di cent'anni prima, e spalancherà le porte al lungo secolo della crisi della repubblica ma anche della fioritura dell'arte e della letteratura latine, con autori come Ennio, Plauto e Terenzio, eredi di una cultura ed una tradizione - quelle greche - che troveranno a Roma una seconda patria.