martedì 7 novembre 2017

2 - Combattere per sopravvivere: tra nemici esterni e lotte intestine

Marco Giunio Bruto, liberatore di Roma e primo console romano. III sec. a.C. Musei Capitolini - Roma
Quando pensavano al proprio passato più remoto, i Romani ritrovavano il senso della loro identità incarnato in personaggi emblematici dai valori saldi e dai comportamenti inflessibili sino al limite della disumanità: Muzio Scevola, Quinzio Cincinnato, Coriolano, Tito Manlio Torquato, Marco Furio Camillo, e molti altri. Quel passato lontano ricordava loro che cosa significava essere romano e cosa era legittimo aspettarsi da un uomo nelle cui vene scorreva il sangue di antenati così illustri. Ma in mancanza di riscontri oggettivi, sembra più logico ritenere che questi personaggi servissero a costruire una mitologia di Stato e costituissero altrettante proiezioni in una età dell'oro, mitica e perdutadi valori tutti radicati nel presente.
Dopo l'oscura età monarchica, i primi due secoli della repubblica ci appaiono quasi altrettanto nebulosi, con le loro epiche battaglie che probabilmente eroicizzano modesti scontri locali. Il momento di passaggio verso un'età moderna è il 390 a.C.: il sacco di Roma. Questo episodio giustificava agli occhi dei Romani la scarsità di documenti relativi alla loro storia più lontana. Ed è anche un terribile battesimo che rinsalda la comunità romana e la proietta verso un grande destino: quello di una città che resterà inviolata per 800 anni...

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