A distanza di trent'anni dalla morte di Carlo Magno, il grande impero che aveva temporaneamente riportato ordine e unità nella disgraziata Europa dei barbari viene smembrato in tre tronconi: il Regno dei Franchi occidentali (leggi Francia), il Regno dei Franchi orientali (leggi Germania) e la Lotaringia. Quest'ultimo era un regno eterogeneo comprendente l'Italia centro-settentrionale e una regione ibrida a nord delle Alpi, che si estendeva, attraverso i Paesi Bassi, fino al mare del Nord, a fungere da cuscinetto tra i primi due; al suo interno ricadeva Aquisgrana. E' vero che in base agli accordi stabiliti nel trattato di Verdun (843) Lotario conservava il titolo imperiale e una sorta di superiorità morale sui fratelli, sovrani degli altri due regni; ma di fatto la breve parabola del Sacro Romano Impero può, sin da questo momento, considerarsi conclusa.
Seguono anni in cui l'Europa sperimenta una terribile disgregazione politica, che la trasformerà in un complicato mosaico di centinaia di potentati locali, in perpetua lotta fra loro, a volte alleati, a volte contrapposti, sempre riottosi di fronte ai tentativi di ripristinare anche soltanto una condizione di parziale compattezza e unità. E' insomma l'anarchia.
Le tappe fondamentali che conducono dall'unità alla frammentazione e dall'ordine al caos possono essere così sinteticamente riassunte:
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Seguono anni in cui l'Europa sperimenta una terribile disgregazione politica, che la trasformerà in un complicato mosaico di centinaia di potentati locali, in perpetua lotta fra loro, a volte alleati, a volte contrapposti, sempre riottosi di fronte ai tentativi di ripristinare anche soltanto una condizione di parziale compattezza e unità. E' insomma l'anarchia.
Le tappe fondamentali che conducono dall'unità alla frammentazione e dall'ordine al caos possono essere così sinteticamente riassunte:
- nell' 877 Carlo il Calvo, divenuto temporaneamente imperatore, emana il capitolare di Quierzy, una legge che ha validità universale e che, pur senza concederla espressamente, favorisce il consolidarsi di un'abitudine: quella di lasciare in eredità i benefici (leggi feudi) ed i titoli ad essi connessi, di cui gode la più importante aristocrazia carolingia (conti, duchi, marchesi), ai propri figli, di modo che si vengono a formare vere e proprie dinastie di nobili. Poiché le terre e i poteri necessari per amministrarle vengono riconosciuti giuridicamente ai vassalli, essi finiscono per comportarsi come tanti piccoli sovrani di altrettanti piccoli regni, e il loro dovere di ubbidienza all'imperatore si allenta moltissimo;
- tra la seconda metà dell'IX secolo e il X secolo si abbatte sull'Europa un fenomeno migratorio di vaste proporzioni, che assume le caratteristiche di un'invasione violenta. O forse, più che di invasione, sarebbe meglio parlare di incursioni efferate a scopo di rapina, che lasciano una scia di terrore, distruzione e morte al punto da segnare un'epoca. Genti del nord, i Normanni, chiamati anche Vichinghi, Rus, e Varieghi; genti dell'est, gli Ungari, attorno ai quali il folklore costruisce il personaggio per eccellenza simbolo della disumanità, l'orco; genti del Sud, i Saraceni, pirati senza scrupoli che insidiano gli abitati costieri abbandonandosi a razzie e a rapimenti per ottenere ingenti riscatti. Di fronte a questa sciagura, ciò che resta dell'impero carolingio mostra tutte le sue fragilità: difficoltà di reclutamento dell'esercito, lentezza negli spostamenti, incapacità di reggere, da parte della cavalleria pesante franca, agli assalti di un nemico abile nella guerriglia. Nella paralisi del potere centrale, che non tutela più la vita delle persone, prevale la politica del "si salvi chi può": e sorgono così in tutta Europa i castelli. Sorgono quasi sempre senza l'autorizzazione imperiale. Sono costruiti da chi ha i mezzi materiali per edificarli, e sono così tanti da diventare una componente essenziale del nostro immaginario legato al Medioevo. Ai castelli si accompagna la signoria di banno: ovvero il riconoscimento giuridico di un potere politico che i proprietari dei castelli esercitano di fatto sui villaggi cui offrono protezione. Lo esercitano - va da sé - al posto del sovrano: ed è anche così che il potere monarchico finisce per ridursi, decennio dopo decennio, ad un vuota formalità;
- nel 1037 Corrado il Salico, per alcuni anni imperatore del Sacro romano impero, emana la Constitutio de feudis, che amplifica l'effetto disgregatore del già citato capitolare di Quierzy: ora anche i piccoli feudi possono essere legittimamente ceduti in eredità, e ciò impedisce qualunque forma di controllo diretto da parte della corona. Si tratta, ovviamente, di un provvedimento estorto all'imperatore in un momento di particolare debolezza, ossia durante una ribellione dei vassalli italiani all'autorità del potere centrale. E certifica ancora una volta, se ancora non fosse sufficientemente chiaro, che l'Impero di Carlo Magno è ormai soltanto un pallido ricordo...
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