lunedì 3 dicembre 2018
5 - Carlo Magno, imperatore d'Europa: il sistema feudale
Carlo Magno, fondatore e padre nobile dell'Europa. Si potrebbe formulare così, in modo super sintetico, la teoria suggestiva che ritrova nell'azione del grande imperatore le radici della nostra traballante e contraddittoria identità europea. Ma fino a che punto il ragionamento regge? Non si tratterà di una pura e semplice forzatura storica?
Per rispondere a questa domanda, proviamo a riflettere su alcuni aspetti del suo lungo regno. La prima osservazione, molto banale, è che l'impero carolingio non comprende tutti gli stati che oggi fanno parte dell'Europa unita: ne sono esclusi la Spagna, il Portogallo, la Danimarca, i popoli dell'Europa orientale, l'Italia meridionale. Più che un impero europeo, sembra un regno franco-tedesco. E non a caso gli storici di entrambi i paesi più volte si sono contesi il suo nome, innalzandolo al rango di eroe nazionale, con il malcelato sottinteso di una propria supposta superiorità militare, politica e culturale. Non c'è quindi sovrapponibilità territoriale, ma va riconosciuto che l'Europa di oggi è effettivamente un'unione di stati a trazione franco-tedesca, sebbene fra i paesi fondatori figurino anche l'Italia, il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Ed è dal superamento della contrapposizione fra Francia e Germania che nasce l'idea contemporanea di Europa.
Se consideriamo poi il dato religioso, la storia ci racconta che Carlo Magno si impegnò a lungo in una feroce campagna di conquista e conversione forzata di tutti i popoli non ancora investiti dalla rivoluzione del cristianesimo, primi fra tutti i Sassoni. Se l'Europa di oggi è uno straordinario museo a cielo aperto nel quale non si contano scrigni d'arte religiosa, duomi, cattedrali, pievi e campanili lo si deve anche al contributo di Carlo Magno e alla alleanza storica dei Franchi con la Chiesa romana. Di questa identità cristiana, fortissima in un'età che aveva visto espandersi alla velocità della luce l'impero arabo, sembrano essersi perse le tracce nell'Unione europea di oggi: prevale lo spirito illuministico, che dal XVIII secolo rinchiude la sfera del sacro nell'ambito del privato; o forse, più facilmente, il neo-paganesimo dell'età del consumismo e dell'adorazione liturgica del prodotto. Ad ogni modo la compattezza dell'unità cristiana, conquistata anche grazie al contributo di Carlo Magno, si era infranta per sempre nel 1517, con l'età delle riforme protestanti, che hanno contribuito notevolmente a creare un'Europa con due velocità e due diverse sensibilità: quella dei paesi del nord, riformati, e quella dei paesi mediterranei, cattolici.
Dal punto di vista dell'organizzazione dello stato, il sistema feudale - all'epoca di Carlo Magno - si fondava su un precario equilibrio fra gestione centralizzata e autonomie locali: ogni vassallo riscuoteva le tasse, amministrava la giustizia, progettava e realizzava le opere pubbliche, reclutava le milizie; ma, nel suo operato, doveva rendere conto all'imperatore ed adeguarsi alle norme 'comunitarie' (cioè imperiali), che avevano valore prevalente sulle leggi e le consuetudini locali. Per quanto labile, si può cogliere in questa struttura una generica rassomiglianza con l'architettura dell'Unione europea, che contempera l'autonomia politica degli stati membri e la necessità di un coordinamento e di una sintesi tra punti di vista ed interessi divergenti.
Come ha dimostrato la storia dell'impero carolingio, riuscire a mantenere in equilibrio un organismo così complesso, in cui bisogna continuamente negoziare il punto di caduta tra forze accentratrici e spinte centrifughe, soprattutto quando si attraversano tempi perigliosi, è molto complicato: ed anche in questo caso, il passato sembra suggerirci una chiave di lettura riguardo alla crisi dell'Europa che stiamo attraversando, e ci offre una prospettiva non proprio consolatoria...
Per visualizzare la presentazione di questa lezione, clicca qui
Sulle reliquie mortali di Carlo Magno
Chiesa di san Claudio al Chienti: vero luogo di sepoltura di Carlo Magno?
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