mercoledì 20 dicembre 2017
5 - Ambiziosi e spregiudicati: sinistri eroi nella crisi della repubblica
I decenni successivi alla conquista dell'Impero (146 a.C.) mostrano quanto profonde siano state le conseguenze di un secolo di guerre che ha portato ad una clamorosa espansione dei confini dello Stato. Roma si trasforma in una metropoli multiculturale, multireligiosa e multilinguistica, che sconvolge e disorienta i tradizionalisti. Inesauribili ricchezze in metalli preziosi, derrate alimentari e schiavi si riversano quotidianamente sulla capitale, determinando repentine fortune ed una radicale trasformazione nei valori e nelle abitudini di vita. Prende avvio uno straordinario piano di opere pubbliche, che darà alla città grandezza monumentale. Ma dietro la superficie, si intravvedono le prime crepe. Il benessere tocca solo alcune categorie sociali ed, anzi, le sperequazioni aumentano: tra la nobilitas e il popolo, tra cittadini romani e italici in possesso della cittadinanza latina, tra ottimati - saldamente alla guida della cosa pubblica - e cavalieri, privi di una rappresentanza politica.
Due tribuni della plebe, i fratelli Gracchi, cercano - insieme ad altri - di far imboccare all'aristocrazia senatoria la strada del compromesso, costringendoli ad accettare di rinunciare ad una parte del proprio benessere per la pace sociale, ma senza successo. Da questo fallimento emergeranno nuove figure, sempre più ambiziose e spregiudicate, pronte ad imprese un tempo impensabili: come guidare le legioni romane contro Roma, o stilare liste di proscrizione con i nomi dei nemici politici su cui pende una taglia. In questo capitolo, si tratta di Mario e Silla. Iniziano con loro i decenni della crisi della repubblica, durante i quali il sangue scorrerà a fiumi e i Romani faranno tragica esperienza delle guerre intestine...
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