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C’è stato un tempo in cui il fascismo non era ancora una dittatura, ma un’ipotesi. Una fra le tante. Non un destino, ma una possibilità che, giorno dopo giorno, è diventata realtà. Un tempo in cui la parola “ordine” faceva brillare gli occhi, la parola “rivoluzione” faceva tremare le stanze, e la parola “libertà” sembrava un lusso per tempi migliori.
In questa lezione indossiamo la toga della storia, non per assolvere o condannare, ma per capire. Perché il fascismo non cala dall’alto, non è un colpo di fulmine, né un’invasione. È piuttosto una costruzione lenta, collettiva, ambigua. A chi dobbiamo il ventennio fascista? Chi ha davvero aperto la porta a Mussolini? E chi, pur potendola richiudere, ha scelto di non farlo?
Sette imputati sfilano davanti a noi: la Grande Guerra con le sue promesse mancate e le sue ferite aperte; la paura del comunismo, che paralizza il giudizio; gli atavici nodi dell’Italia postunitaria, mai sciolti davvero; la borghesia agraria e industriale, che preferisce la frusta alla contrattazione; la politica parlamentare, troppo cieca, troppo lenta; un re, Vittorio Emanuele III, che sceglie la prudenza, e con essa l’irrilevanza morale. E infine la cultura del tempo, che smette di interrogare e comincia ad applaudire.
E poi c’è lui: Benito Mussolini. Non ancora Duce, non ancora dittatore. Solo un uomo ambizioso, astuto, instabile, cresciuto nel fango delle periferie romagnole e nell’ardore del socialismo rivoluzionario. Un uomo che, molto prima del potere, ha capito che conta più la forza di una parola che la verità di un’idea.
In questo viaggio torniamo là, tra il 1919 e il 1922. Ascoltiamo le voci delle piazze e dei giornali, leggiamo i manifesti, seguiamo le marce, guardiamo le fiamme degli assalti. Ma soprattutto ci fermiamo. E ci chiediamo: poteva andare diversamente?
La storia non si scrive con i se. Ma si può – e si deve – leggerla con attenzione, per riconoscere i segnali, per non ripetere le disattenzioni. Perché il fascismo, prima di essere regime, è stato attesa, complicità, rassegnazione. E solo dopo, potere.
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