martedì 14 gennaio 2020
7 - ‘Giù le mani dal Parlamento’: la libertà inglese sfida l'assolutismo
Mentre la guerra dei Trent'anni è entrata nella fase finale, in molti paesi europei si combatte una parallela guerra interna, che mette a repentaglio la stabilità degli stati e gli equilibri faticosamente raggiunti dopo decenni di conflitto. La Spagna si trova a dover fronteggiare ben tre rivolte: quella catalana, quella portoghese e quella napoletana; in Francia infuriano le Fronde; la Polonia affronta la rivolta dei Cosacchi; l'Inghilterra precipita in una guerra civile passata alla storia con il nome di Prima rivoluzione inglese. L'elemento comune a queste crisi è la contestazione dell'assolutismo monarchico, ma l'esito di ciascun conflitto è diverso a seconda del paese. In Francia, la monarchia guidata dal cardinale Mazarino riesce a separare i ceti sociali ribelli e a schiacciare le rivolte, riaffermando la centralità della monarchia: e infatti il paese si avvia ad essere la roccaforte dell'assolutismo nell'Europa continentale. In Spagna, la monarchia riesce a domare due rivolte su tre, cioè quella catalana e quella napoletana, ma perde il controllo del Portogallo, che ridiventa uno stato indipendente. Ad ogni modo il declino della Spagna è ormai segnato e diventerà manifesto all'indomani della sconfitta subita ad opera della Francia e delle Province Unite olandesi.
In Inghilterra si consuma la crisi più grave fra quelle citate: la monarchia si trova ad affrontare un Parlamento sempre più consapevole della propria forza, mentre il paese precipita in una guerra civile senza precedenti. Qual è la sua particolarità? Il fatto che si formino due centri di potere politico l'uno antagonista all'altro: la monarchia, che può contare sul sostegno del clero anglicano, della grande nobiltà e della corte; e il parlamento, sostenuto dalla borghesia manifatturiera e mercantile, dalla piccola nobiltà agraria, apertasi alla mentalità imprenditoriale, dai puritani, ardenti sostenitori dell'organizzazione presbiteriana e avversari dell'episcopalismo anglicano. Come si arriva a tale radicalizzazione delle posizione dell'una e dell'altra parte? Alla morte della regina Elisabetta, il trono era passato alla dinastia degli Stuart. Giacomo I e poi Carlo I mostrarono di disinteressarsi dei ceti produttivi, e si impegnarono invece nella riaffermazione del potere del re, che sfruttava la gerarchia ecclesiastica anglicana per perseguire i propri fini. Queste ambizioni dei monarchi non facevano però i conti con una cultura che andava cambiando ogni giorno di più: le teorie giusnaturaliste e contrattualiste ridisegnavano il significato dello stato e il ruolo della monarchia; inoltre, il puritanesimo, ormai diffuso in tanta parte del paese, avversava naturalmente qualsiasi intromissione in questioni relative alla fede e al lavoro da parte di un'autorità esterna, e sentiva più affine alla propria sensibilità un approccio 'democratico' e partecipato dal basso. Facendosi forte di un vasto appoggio nella società e dimostrando una profonda consapevolezza politica, oltre che una notevole capacità organizzativa, il Parlamento porta avanti un conflitto a muso duro con il re, un vero e proprio braccio di ferro, che, di fronte alle scorrettezze di Carlo I, precipita Inghilterra, Scozia e Irlanda in una guerra civile lunga 8 anni (1642-49). L'eroe di questa guerra è Oliver Cromwell, mitico condottiero puritano, che addestra l'esercito parlamentare secondo principi completamente nuovi (New Model Army), e ne fa un collettivo disciplinato e motivato alla vittoria. Il re, fatto prigioniero durante l'ultima battaglia, viene processato e condannato a morte, mentre viene proclamata la repubblica.
I disordini, la litigiosità del Parlamento, la presenza di tendenze estremistiche convincono Cromwell che la repubblica ha bisogno di un Lord Protettore e si autodesigna tale. Il suo governo licenzia alcune riforme importanti, che vanno a rafforzare la crescita economia del paese, abolendo ogni residuo istituto feudale, e lo proiettano sullo scenario internazionale quale potenza marittima di prima grandezza. Il prezzo pagato è una gestione sempre più personalistica ed autoritaria del potere. Alla morte di Cromwell, avvenuta nel 1658, il figlio Richard prova ad affermare l'ereditarietà della carica di Lord Protettore, ma viene presto liquidato, mentre il Parlamento si convince che il ritorno degli Stuart sia ormai indifferibile: d'altro canto, nessun re avrebbe mai più osato sfidarlo.
Il Parlamento si sbagliava: nell'arco di poco più di 20 anni, il conflitto Stuart-Parlamento riesplode in tutta la sua violenza: e sarà la Gloriosa Rivoluzione. E' questo un capitolo importante della storia inglese, che pone sul trono del futuro Regno Unito Guglielmo d'Orange, statolder delle Province Unite. Con il Bill of Rights nasce la monarchia costituzionale inglese, ed inizia nelle isole britanniche un modello politico istituzionale alternativo all'assolutismo dell'Europa continentale. Di lì a poco, la dinastia d'Orange-Stuart è sostituita da quella di ascendenza tedesca degli Hannover: da quella casata deriva quella degli Windsor, cioè la dinastia ancora oggi regnante in Gran Bretagna...
Per visualizzare la presentazione di questa lezione, clicca qui!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento